Cominciano a cadere le foglie in effetti, la prima cosa che di solito si nota nei giardini privati e pubblici, l’inizio del rastrellamento delle foglie, cosa che sarebbe opportuno non fare.
Rastrellare le foglie dai giardini non rappresenta una scelta saggia.
Lasciandole sul terreno, esse forniscono un’importante fonte di nutrimento per il suolo e un prezioso rifugio per piccoli animali, fungendo altresì da deposito di carbonio.
Con l’arrivo della stagione autunnale, i coriandoli di foglie morte si accumulano nei giardini.
La tentazione di utilizzare rastrelli o aspiratori per rimuovere questa vegetazione inerte e liberarsi delle tonalità marroni, rosse e arancioni che scricchiolano sotto i piedi nel mese di ottobre.
Con il tentativo di eliminare le foglie secche, agiamo contro il buon senso. Nell’immaginario collettivo, l’unico giardino concepito è uno spazio igienizzato, pulito e artificializzato, in cui nulla deve sporgere.
Abbiamo trascurato tutte le altre possibilità; pertanto queste foglie vengono percepite come rifiuti verdi. Ma in natura non esistono rifiuti.
Vi sono numerose ragioni per mantenere le foglie esattamente dove si trovano.
La vegetazione morta che si disintegra nel terreno rappresenta semplicemente il ciclo naturale della vita.
E la natura riesce a gestire tutto autonomamente, tutti gli organismi viventi su questo pianeta ne beneficeranno: fauna, flora e, per estensione, anche gli esseri umani.
Le foglie costituiscono fonti alimentari essenziali per la vita del suolo.
Inoltre, svolgono un ruolo significativo come rifugio per piccoli animali in cerca di ombra e umidità o anche come nascondiglio dai predatori.
Le foglie autunnali cadute dagli alberi offrono protezione e copertura a una straordinaria biodiversità.
Durante i rigidi mesi invernali, questa nicchia ecologica nota anche come “lettiera” fornisce riparo a rane, ricci, api e farfalle.
Ma non sono solo questi animali a cercarvi rifugio; al suo interno si trova un universo molto più complesso.
Sono coinvolti nel processo di arricchimento del suolo tutti i tipi di organismi noti come decompositori.
Sono presenti funghi e batteri che si nutrono delle foglie morte partecipando alla decomposizione delle piante e contribuendo così al fondamentale rinnovamento dell’humus lo strato superficiale della terra vitale per una buona fertilizzazione.
Alcuni invertebrati hanno un ruolo simile: “I porcellini di terra, i millepiedi o i lombrichi digeriscono queste foglie marroni.
Alcuni lombrichi addirittura raccolgono le foglie dalla superficie per portarle negli strati più profondi del terreno contribuendo alla loro sepoltura e mescolanza.
In altre parole, quanto più ci liberiamo delle piante dal suolo fresco tanto più impoveriamo terreni già compromessi. Ciò contribuisce purtroppo al degrado della loro capacità di immagazzinare acqua e carbonio.
Un suolo degradato avrà difficoltà a mantenere l’umidità e trattenere le molecole d’acqua favorendo così l’evaporazione e l’inaridimento del terreno. Inoltre un terreno povero di sostanza organica sequestra pochissimo carbonio poiché questo si trova precisamente nelle foglie morte.
La regola d’oro in tal senso è dunque chiara: dal giardino non deve essere asportato nulla o quanto meno il meno possibile.
Bruciare la vegetazione morta accatastandola in angoli del proprio terreno risulta essere estremamente improprio;
Bruciare le foglie secche, comporta rischi significativi per la salute generando sostanze tossiche rilevanti quali diossine, particelle o idrocarburi policiclici aromatici. Incenerire i propri “detriti” vegetali nuoce ai polmoni ed al cuore propri, così come a quelli dei vicini.
La tutela delle montagne e della biodiversità
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