Luglio 29, 2024

Baby Gang la microcriminalità da fermare

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Baby Gang la microcriminalità da fermare

Il termine baby gang come oramai sappiamo si riferisce a bande di giovanissimi responsabili di atti di microcriminalità.

I protagonisti di tali condotte devianti, che colpiscono cose o persone, sono ragazzi minorenni che si uniscono in gruppi con l’esplicito intento di commettere reati. Le azioni spaziano dal furto di smartphone e accessori firmati, agli atti vandalici, alle rapine, alle aggressioni.

Principalmente nei confronti di coetanei o extracomunitari, fino allo spaccio di sostanze stupefacenti e, più recentemente, a episodi di violenza sessuale collettiva.

Un tratto distintivo del membro tipico di una baby gang è rappresentato da un minorenne compreso tra i 7 e i 14 anni che prende di mira i propri coetanei; questo fenomeno è sempre più diffuso nel contesto scolastico e colpisce anche anziani, disabili e, in generale, soggetti fragili e vulnerabili.

Non si può trascurare la crescente incidenza degli episodi ai danni degli stranieri. Il microcosmo in cui tale fenomeno si sviluppa con maggiore frequenza include le scuole medie, le superiori e talvolta anche le elementari.

La motivazione alla base della formazione delle baby gang è piuttosto semplice: l’ambiente scolastico rappresenta il contesto in cui nascono le prime amicizie e si vivono le prime esperienze d’inserimento all’interno di un gruppo.

È facile ritenere che la microcriminalità trovi terreno fertile nei contesti degradati delle città caratterizzati da condizioni critiche sia a livello economico sia sociale e familiare.

Una percentuale significativa dei fenomeni di criminalità minorile origina da contesti socialmente medio-alti.

Si tratta spesso di adolescenti senza precedenti penali provenienti da famiglie benestanti che vivono nel benessere ma scelgono il gruppo per elevare ulteriormente il proprio status.

I membri del gruppo sono mossi da un forte desiderio di anticonformismo che li porta a opporsi a qualsiasi imposizione normativa.

La criticità risiede in una formazione carente, priva delle regole necessarie da rispettare o addirittura nella totale assenza d’orientamento socio-educativo fornito dai genitori.

Secondo studi recenti, i gruppi giovanili dediti al crimine sono presenti su tutto il territorio nazionale e possono essere suddivisi in categorie:

In alcuni casi la propensione verso comportamenti antisociali è correlata alla psicologia degli individui coinvolti: frustrazioni non controllate sfociano nell’aggressività rivolta verso soggetti considerati “deboli”.

Tra le motivazioni più comuni per cui gli adolescenti commettono crimini vi sono anche problematiche familiari come divorzi difficili o perdite significative.

Una famiglia troppo protettiva potrebbe indurre nel giovane un forte desiderio di ribellione.

Una mancanza educativa genera una ridotta percezione dell’illiceità riguardo ad aggressioni immotivate come calci, pugni o minacce rivolte ai coetanei.

Ciò contribuisce alla caratterizzazione del fenomeno delle baby gang come gruppi criminali sempre più numerosi formati esclusivamente da minori.

Le bande spesso si ispirano ai modelli delle organizzazioni criminali sudamericane.

Presentando un leader carismatico accompagnato da seguaci prontamente disposti ad aggredire coetanei o individui percepiti come vulnerabili sotto il suo comando.

Il gruppo attrae giovani afflitti da fortissime situazioni d’ansia psicologica ed insoddisfazione profonda derivante dalla loro realtà problematiche.

I gruppi fanno frequentemente uso di sostanze stupefacenti ed hanno l’abitudine diffusa di pubblicizzare sui social media le loro azioni violente.

Le baby gang operano diffusamente sul territorio italiano.

In circa metà delle aree considerate prevalentemente settentrionali vi è stata una crescita esponenziale del fenomeno stesso particolarmente marcata in Emilia-Romagna mentre nel Sud Italia Puglia ha visto incrementarsi maggiormente segnalazioni relative a bande giovanili.

Le baby gang solitamente consistono in gruppetti inferiori ai dieci membri; quelle costituite prevalentemente da giovani stranieri di prima o seconda generazione.

Risultano maggiormente diffuse al Nord mentre al Sud prevalgono bande formate principalmente da italiani provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati.

Un ruolo cruciale nella rappresentazione del fenomeno è svolto dai mass media tendenti ad enfatizzare eventi isolati per fini commercialistici piuttosto che informativi tale strategia viene definita “moral panic”.

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