Luglio 9, 2024

La depressione a volte arriva in silenzio

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Donna seduta a terra

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 6% della popolazione italiana riporta sintomi depressivi, con due pazienti colpiti su tre che sono donne.

La Costituzione italiana sancisce il diritto alla salute, tuttavia, spesso si pone eccessiva attenzione sulla salute fisica trascurando l’importanza altrettanto significativa della salute mentale.

Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 6% della popolazione italiana riferisce sintomi depressivi, con una percentuale che sale al 9% tra gli anziani e addirittura al 30% in caso di difficoltà economiche.

Si tratta di una patologia silente ma preoccupante, che colpisce principalmente il genere femminile: infatti, due terzi dei pazienti affetti da depressione sono donne.

Le malattie mentali in generale sono ancora ampiamente sottovalutate, anche a causa dello stigma sociale ad esse associato. Secondo le stime dell’ISS, solamente la metà degli episodi depressivi più gravi viene trattata adeguatamente e tempestivamente. Ciò accade nonostante il fatto che questa condizione sia purtroppo in costante aumento, aggravata ulteriormente dalla pandemia da Covid-19.

Riconoscere la depressione rappresenta il primo passo per combatterla; tuttavia, ciò può risultare complesso poiché i segnali d’allarme variano da individuo a individuo.

Alcuni segnali sono legati alle emozioni percepite o mancate percepite dal soggetto:

spesso le persone depresse non riescono a sperimentare emozioni e si trovano ad affrontare sensazioni negative come disperazione, solitudine e auto-colpevolizzazione. Dal punto di vista comportamentale, queste persone presentano spesso disturbi del sonno, manifestandosi con un aumento o una riduzione delle ore di sonno a seconda dei casi.

Questa dualità si riscontra anche nel rapporto con l’alimentazione: in alcuni casi, la depressione si manifesta con una costante perdita di appetito, mentre in altri casi si può verificare un eccessivo consumo di cibo.

Anche se le cause alla base della depressione non sono ancora del tutto chiare, gli studiosi hanno identificato alcuni fattori di rischio. Ad esempio, l’ereditarietà sembra contribuire alla depressione in circa il 50% degli episodi. Ciò è dimostrato dal fatto che spesso la depressione colpisce i parenti di primo grado e in particolare i gemelli monozigoti. Tra le ipotesi formulate vi è quella che sostiene come determinati geni possano influire sulla produzione di sostanze chimiche legate all’umore come la serotonina, la dopamina e la norepinefrina.

Altri fattori di rischio includono il genere femminile, poiché le donne risultano maggiormente soggette alla depressione rispetto agli uomini. Inoltre, essere coinvolti in eventi stressanti dal punto di vista emotivo rappresenta un ulteriore fattore di rischio. Infine, vale la pena menzionare alcuni problemi fisici, specialmente quelli correlati alla tiroide o l’utilizzo di specifici farmaci, tra cui i beta-bloccanti.

Da Silvio Garattini, scienziato over 90, i segreti per un cervello in salute

https://www.consultorioantera.it/

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