Maggio 19, 2024

Svizzera viaggio dei malati terminali la testimonianza la sofferenza

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Svizzera viaggio dei malati terminali la testimonianza la sofferenza

Il viaggio verso la Svizzera per coloro che sono malati terminali e desiderano porre fine alla propria vita è considerato una sorta di punizione in più,

Un’ulteriore sofferenza per individui che versano in condizioni veramente critiche”, come dichiarato da Raffaela residente a Trieste.

Nel 2020, insieme alle sue due sorelle, accompagnò i suoi genitori Arrigo, 81 anni, e Monika, 77 anni, in Svizzera per ottenere l’aiuto al suicidio medicalmente assistito.

Attualmente, assistere all’ennesimo caso di una persona con una malattia incurabile che chiede invano di poter “morire a casa propria con un sorriso sulle labbra” quando la vita diventa un peso insostenibile come era accaduto ai suoi genitori, provoca “profonda tristezza e incredulità”.

È sorprendente constatare che nonostante se ne parli sui media e molte persone si recano in Svizzera per questo motivo nulla viene fatto.

Al riguardo afferma: Se i miei genitori avessero avuto la possibilità di morire a casa propria come desideravano, sarebbero state risparmiate loro molte sofferenze emotive e fisiche.

Raffaella elogia il coraggio di mostrarsi apertamente con nome e cognome e raccontare la propria storia da parte di Martina Oppelli, donna triestina di 49 anni che venerdì scorso ha diffuso un video-appello al Parlamento.

Chiedeva il diritto di “morire serenamente nel Paese in cui ha scelto di vivere e pagare le tasse” dopo che la richiesta presentata ad Asugi nell’agosto scorso per accedere al suicidio medicalmente assistito era stata respinta.

Appello di Martina per un fine vita dignitoso

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