Maggio 2, 2024

Influenza aviaria e gatti: no al latte crudo

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Influenza aviaria e gatti: no al latte crudo

Come per la Polonia, anche negli USA sono stati individuati gatti affetti dall’influenza aviaria. Gli ultimi casi di positività al virus H5N1 sono collegati all’epidemia in corso tra le mucche da latte: negli ultimi mesi.

Il patogeno si è evoluto e ha colpito mammiferi come, cani e gatti, nonché l’uomo stesso, per il quale l’allerta attuale è considerata “moderata”.

Prove genetiche suggeriscono che l’epidemia nel bestiame statunitense sia iniziata molto prima di quanto si pensasse.

Il fatto che frammenti del virus siano stati rinvenuti nel latte venduto sugli scaffali, alimentando nuove preoccupazioni riguardo al rischio che il virus rappresenta per l’uomo.

Negli USA, il virus dell’influenza aviaria è stato confermato in 35 allevamenti.

Secondo la comunicazione dai Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie per la risposta all’influenza, i gatti malati vivevano nelle fattorie sotto quarantena:

I gatti segnalati presentavano sintomi neurologici che si sono rapidamente aggravati, portando alla loro morte.

È noto che questi animali sono vulnerabili a questo nuovo ceppo di influenza aviaria. Uno studio ha esaminato almeno 25 gatti che vivevano in una struttura casearia e ha rivelato lesioni simili sia nelle mucche che nei gatti,

Suggerendo una possibile trasmissione orizzontale del virus attraverso il consumo di latte crudo.

E’ dimostrato che le mucche da latte possono essere infettate dal virus H5N1 ad alta patogenicità e possono diffondere il virus attraverso il latte non pastorizzato.

Di conseguenza, potrebbero potenzialmente trasmettere l’infezione ad altri mammiferi tramite il consumo di latte non trattato termicamente.

I segni clinici più comuni osservati:

nelle vacche colpite includono una riduzione della produzione di latte e una vaghezza sistemica della malattia, mentre nei gatti domestici si sviluppano rapidamente.

Segni neurologici e la morte improvvisa”, tra cui cecità, rigidità corporea e, perdita di coordinazione, movimenti circolari e un’eccessiva secrezione di muco dagli occhi e dal naso.

Dall’autopsia è emerso che “il virus si era diffuso ai polmoni, al cervello, al cuore e agli occhi”, e alla sua possibile trasmissione da mammifero a mammifero.

L’OMS , la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e l’OIE (Organizzazione Salute Animale),

hanno emesso un’allerta, invitando a “non consumare latte crudo, ma solo quello pastorizzato”,

In attesa di dati certi sull’effettivo rischio per gli esseri umani e sull’efficacia della pastorizzazione nel neutralizzare il virus.

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