Aprile 10, 2024

Fine vita e suicidio assistito FVG dice no

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libertà al suicidio assistito

La proposta di legge sul suicidio assistito, sostenuta da ottomila firme, è stata annullata in commissione, il quadro nazionale si presenta desolante.

È stata un’opportunità mancata per fornire risposte a coloro che sono malati e desiderano essere liberi,

e per tutte quelle persone che, fin dai tempi di Eluana Englaro, chiedono trasversalmente una legge sulla fine della vita.

Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni, risponde al telefono pochi minuti dopo il voto in Terza commissione. (FVG)

Il fatto che sia stato votato “no”, dice, non mi sorprende ma la nostra battaglia non finisce qui.

Nell’ultimo anno, il dibattito ha superato i confini della politica,

grazie alle storie dei malati come Anna, una triestina di 55 anni affetta da sclerosi multipla.

La sua volontà di porre fine alle proprie sofferenze si è scontrata con una burocrazia che ha prolungato il suo dolore.

Tuttavia, alla fine, il Friuli Venezia Giulia ha respinto la regolamentazione del suicidio medicalmente assistito.

La Terza commissione del Consiglio regionale ha bloccato la proposta di legge “Liberi Subito” dell’associazione Luca Coscioni

riguardante le “procedure e i tempi certi” nell’applicazione della sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale.

L’esame del testo sostenuto dalle firme di oltre ottomila cittadini non è passato.

Nessuno dei sei articoli della norma è approvato, a causa del voto di un centrodestra vicino alle posizioni del governatore Massimiliano Fedriga,

scettico sulla possibilità che sia la Regione a decidere in un ambito così complesso.

Questo tema fatica ad avanzare anche in Parlamento,

Pertanto, il Consiglio regionale non ha il diritto di arrogarsi la facoltà di legiferare sulla fine della vita,

ha ribadito l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi al termine di tre ore di acceso dibattito.

Fino all’ultimo momento, l’opposizione ha cercato di convincere dell’importanza di una normativa regionale,

che eviti ai malati come Laura Santi in Umbria di rimanere soggetti a tempistiche arbitrarie.

In Italia, il suicidio assistito non costituisce reato,

secondo la sentenza “Cappato-Antoniani” del 2019, nata dalla battaglia “Dj Fabo”, e che stabilisce i criteri per accedere alla fine della vita:

la persona deve essere affetta da una patologia incurabile,

che provoca sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; deve essere in grado di autodeterminarsi e dipendere da strumenti di sostegno vitale.

Il Friuli Venezia Giulia aveva scritto una nuova pagina su quest’ultimo punto,

interpretando anche l’assistenza continuativa da parte di terzi nel caso della 55enne Anna (nome di fantasia), Il verdetto era arrivato al termine di una lunga battaglia iniziata davanti al Tribunale di Trieste lo scorso giugno

Desidero poter essere libera di scegliere quando potrò morire scriveva Anna.

https://www.quotidianosanita.it/

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