Minuto di silenzio ma non di rumore Giulia Cecchettin.
Non scriverei nemmeno una riga per questo preside, una la scrivo però, per definirlo un perfetto “coglione”.
Il dirigente scolastico del liceo frequentato da Giulia Cecchettin ha sollecitato un silenzio assoluto.
Le studentesse e gli studenti hanno espresso la loro volontà di fare rumore: un minuto di protesta contro i femminicidi e le cause profonde di queste atroci uccisioni, che già hanno toccato quasi un centinaio di vittime dall’inizio dell’anno.
Questo ha dato origine a uno scontro tra il preside e gli studenti, proprio nel giorno in cui era necessaria unione e coesione, l’11 novembre, data in cui si commemorava l’uccisione di Giulia per mano del suo ex fidanzato Filippo Turetta.
In risposta alle istanze dei movimenti studenteschi, che desideravano organizzare un minuto di rumore in ciascuna classe, Luca Piccolo, preside del liceo Tito Livio di Padova, ha opposto un rifiuto.
Ha preferito il silenzio o, al massimo, una candela accesa sul balcone delle abitazioni.
Un ordine comunicato inizialmente a voce e successivamente mediante circolare.
Ovviamente gli studenti hanno disobbedito e ora annunciano una mobilitazione.
17 classi hanno trasgredito a tale disposizione e attualmente stanno pianificando forme di protesta per i prossimi giorni.
In tutta Italia sono state numerose le scuole e università che hanno scelto di organizzare i minuti di rumore, ormai divenuti simbolo della lotta degli studenti contro la violenza di genere.
La modalità è semplice: ci si accorda con l’istituto per stabilire un orario durante il quale deve suonare la campanella;
da quel momento in poi, per un minuto, tutti gli studenti iniziano a produrre rumore battendo su tavoli con chiavi, borracce, penne e righelli.
L’obiettivo è manifestare rabbia e indignazione per promuovere una coscienza collettiva.
Cara Giulia
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