La Repubblica tutela la salute come un diritto fondamentale dell’individuo e un interesse della collettività, garantendo cure gratuite anche agli indigenti.
Il diritto alla salute, proprio perché fondamentale, si realizza solo se è accessibile a tutti, compresi gli “indigenti”; altrimenti rimane incompleto.
Su questo principio, nel 1978 è nato il Servizio Sanitario Nazionale.
Una serie di rapporti e indagini pubblicati negli ultimi anni e anche molto recentemente mostrano che una porzione sempre maggiore della popolazione rinuncia alle cure a causa seguenti fattori:
Le liste d’attesa infinite e la mancanza di risorse.
Una quota significativa di cittadini, a causa delle condizioni economiche di reddito, culturali, titolo di studio o geografiche trovandosi in Comuni periferici, rinunciano alle cure di cui hanno bisogno.
Troviamo anche le persone che presentano maggiori fattori di rischio come fumo, obesità, cattiva alimentazione e assenza di attività fisica.
Questo gruppo si ammala più frequentemente e in modo più grave, con una speranza di vita inferiore alla media.
È evidente che il servizio sanitario da solo non può risolvere tutti questi problemi senza un sistema di welfare adeguato; tuttavia può fare molto. Ma quale servizio sanitario.
Certamente non uno che si preoccupa solo di fornire più prestazioni perché in tal caso vi sarebbe il rischio che alcuni ne usufruiscano troppo e altri non ne abbiano affatto accesso.
Bisogna quindi ripensare alle Aziende Sanitarie affinché passino dal preoccuparsi solo della produzione a occuparsi della comunità.
Ciò significa cercare attivamente i problemi fin dalla loro origine anziché affrontarli solo quando si manifestano.
Significa essere presenti e attenti sul territorio, nei quartieri e nelle aree più periferiche.
È necessario creare una stretta collaborazione con i Comuni, le associazioni e il volontariato. L’attuale struttura delle Aziende Sanitarie, sempre più centralizzata e gerarchica, non si concilia bene con un sistema sanitario basato sulla comunità.
La vera riforma parte da una sanità diffusa e partecipata; solo così sarà possibile garantire veramente “le cure agli indigenti”.
Per fare ciò, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), i distretti, le case della comunità, gli ospedali di comunità, i consultori e i servizi per la salute mentale devono lavorare al di fuori delle proprie mura, diventando realmente della comunità.
https://gimbe.org/
Cure private per tanti Italiani
Post Views: 39