Rinchiuse in gabbie sovrapposte all’interno degli allevamenti, le galline vivono in condizioni di intensa sofferenza.
Se osserviamo con obiettività questa filiera, evitando di cadere nei tranelli dei commercianti di uova.
Ci renderemo conto di un fatto piuttosto evidente:
Le uova rappresentano, in effetti, il materiale riproduttivo di soggetti animali femminili che vengono sfruttati e abusati su scala industriale.
Negli attuali allevamenti ovaioli, decine di migliaia di femmine, sono mantenute in uno stato di cattività per raccogliere efficientemente le uova da esse deposte.
L’efficienza è fondamentale poiché l’allevamento è un’attività commerciale dove ogni centesimo speso viene scrupolosamente controllato.
In questo delicato equilibrio finanziario tra costi e profitti, non si considera minimamente il benessere di miliardi di creature e ciò che rende la vita loro degna di essere vissuta.
Sebbene esistano alcuni allevamenti biologici e privi di gabbie in Italia.
La realtà predominante è che la maggior parte degli allevamenti ovaioli opera su scala intensiva;
Infatti, il 95% delle galline vive confinata all’interno di una gabbia o in capannoni industriali senza alcun accesso all’esterno.
Queste creature non hanno mai modo di vedere il sole, respirare aria fresca o grattare la terra.
Le gabbie realizzate con rete metallica che può ferire o deformare le zampe delle galline sono disposte una sopra l’altra in diverse file.
Le galline situate nella parte inferiore sono frequentemente sommerse da escrementi e urine.
I pulcini vengono considerati un sottoprodotto indesiderato; incapaci di deporre uova e non appartenenti alla razza adatta per un rapido accrescimento a carne, gli allevatori non dedicano loro nemmeno del tempo per nutrirli.
Dal primo giorno della loro vita, i pulcini sono inviati su un nastro trasportatore industriale,
verso il tritatutto un macchinario orribile che li riduce in poltiglia mentre sono ancora vivi e pienamente coscienti.
In media, le galline ovaiole vengono inviate al mattatoio dopo soli 18 mesi dalla nascita;
Al termine del loro ciclo produttivo nelle gabbie viene introdotto un nuovo gruppo di galline destinate alla produzione.
Alcune aziende applicano la pratica della muta forzata, affamando le galline per un massimo di tre settimane si ottengono uova più grandi e redditizie.
Stressate tendono a beccarsi reciprocamente causando numerose lesioni.
Quando le lesioni comportano una diminuzione della produzione ovaiola, l’industria interviene;
Anziché offrire maggiore spazio vitale e migliori condizioni per ridurre frustrazioni e stress, ricorre a pratiche mutilatorie.
È comune asportare la parte terminale del becco delle galline ovaiole utilizzando una lama incandescente.
Recentemente una buona parte dei consumatori ha iniziato a manifestare dissenso, nei confronti dell’industria delle uova,
a causa e della sofferenza inflitta inutilmente: la maggior parte delle persone è ancora poco consapevole delle crudeltà più occulte perpetrate nel settore.
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