Un argomento sparito da tutte le pagine, non si sa bene perché, almeno un minimo di informazione dovrebbe esserci,
per sapere cosa ci troviamo in tavola o al supermercato, a mio avviso meglio prepararsi.
Sebbene per gli europei gli “insetti” non rappresentino esattamente ciò che ci si aspetterebbe di trovare nel menù,
in Africa, Asia e America Latina il consumo di insetti è parte integrante di molte culture e tradizioni gastronomiche.
A livello globale, circa 2.100 specie di insetti vengono utilizzate come alimento, con grilli e cavallette che figurano tra gli snack da strada più apprezzati al mondo.
Questi sono consumati in quasi 50 Paesi, inclusi Stati Uniti e Australia.
Un altro dato sorprendente riguarda gli scarafaggi, comunemente mangiati in nazioni come Thailandia e Madagascar,
i quali appartengono alla medesima famiglia dei gamberi e dei gamberetti.
In particolare, i gamberi sono frequentemente definiti “scarafaggi del mare”, poiché condividono le stesse abitudini alimentari degli scarafaggi terrestri, agendo quindi come spazzini.
L’uso della farina di grilli nell’Unione Europea è autorizzato a seguito di una richiesta presentata e accettata dalla Commissione.
Questa autorizza l’uso della polvere parzialmente sgrassata ottenuta da Acheta domesticus grillo domestico, intero in pane e panini multicereali, cracker e grissini, barrette ai cereali, premiscele secche per prodotti da forno, biscotti, prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, salse e prodotti trasformati a base di patate”, il che equivale a dire praticamente ovunque.
Non ci si aspetti certamente di trovare spiedini di grillo per le strade di Londra né tanto meno locuste fritte sulla Rambla a Barcellona;
infatti, gli insetti interi non rientrano nel regolamento di esecuzione dell’UE e non possono essere immessi sul mercato senza un’apposita autorizzazione.
Ciò che sarà disponibile invece consisterà in parti lavorate degli insetti approvati;
in virtù del loro status di “novel food”, dovranno essere chiaramente etichettati al fine di evitare malintesi e consentire ai consumatori di effettuare scelte informate e consumare il cibo in sicurezza.
Un’etichettatura accurata ed una lista degli ingredienti chiara e comprensibile risultano ancor più cruciali quando l’alimento può provocare sensibilizzazione primaria o reazioni allergiche.
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