Per me è particolarmente fastidioso, se capita di rivolgermi, anche a una persona giovanissima, non lo utilizzo mai.
E’ fastidioso il suo abuso è semplicemente maleducazione.
Rivolgersi al prossimo con il “lei” è un gesto lessicale di pudore e rispetto verso l’altra persona.
Ciò non esclude né stima né affetto.
L’imposizione del “tu” rende invece tutte le relazioni umane simili, svuotandole di significato.
Si entra in un negozio e la commessa, mai vista prima nella nostra vita, ci accoglie con domande dirette precedute da un secco “tu”.
Come se fossimo fratelli o vecchi amici.
La stessa scena si ripete al bar o per strada quando ci viene richiesta un’informazione:
il “tu” in questo caso non viene nemmeno preceduto da un rituale “per favore” o “mi scusi”. Tutto diretto, tutto immediato.
Secondo i suggerimenti dell’Accademia italiana del galateo e di ciò che è stato tramandato per generazioni,
il “tu” non dovrebbe essere utilizzato appena si conosce una persona.
Anzi, richiede gradualità e talvolta il consenso dell’altro, garantendo così una reciproca ovvietà.
Il “tu” implica familiarità con parenti, amici e colleghi di lavoro, ma non implica gerarchie con i superiori è sempre preferibile utilizzare il “lei”.
Il passaggio dal “lei” al “tu” dovrebbe avvenire con leggerezza, come un cambiamento naturale nell’approccio linguistico verso l’altra persona.
Nel tempo, questa prassi sagace e codificata è stata stravolta dall’abuso improprio e smodato del “tu”.
Questo è segno di una maleducazione in costante aumento, di una perdita di senso del dizionario e della grammatica delle relazioni umane .
Quante volte vi siete sentiti piuttosto sconcertati davanti alla facilità con cui una persona appena conosciuta passa immediatamente a trattarvi con il “tu”?
Succede molte volte. Così come è evidente lo spreco che questo atteggiamento implica: una perdita di senso e significato delle parole.
Queste sono le basi della civiltà nel vivere insieme, in uno stile di vita veramente sostenibile.
Ma c’è un limite invalicabile da non superare: sovvertire ciò che appartiene di diritto a un eterno galateo e anche a un elemento fondamentale dell’educazione individuale chiamato buone maniere e collettiva definita “civica”. Come ci si rivolge al prossimo.
È sempre più frequente: conosciamo una persona e dopo pochi minuti, zac, inizia a trattarci con il “tu”.
Come se appartenessimo a una delle tre categorie alle quali questo pronome così informale viene riservato per consuetudine e galateo: familiari, amici, stretti colleghi di lavoro.
E’ un ulteriore segno di un imbarbarimento del linguaggio parlato.
Il “lei” in primo luogo è un gesto di pudore e rispetto verso l’altra persona.
È un modo delicato per non marcare le distanze ma piuttosto per rafforzare un legame appena stabilito.
L’imposizione immediata del “tu” fa svanire questa chimica delle relazioni umane e riduce tutto a una confusa marmellata di rapporti dove non esiste più alcuna gerarchia di affetti, amori o considerazioni.
https://galateoitaliano.it/
Post Views: 48