Luglio 21, 2024

L’Inps e il TFR dei dipendenti pubblici, la vergogna

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L'Inps e il TFR dei dipendenti pubblici, la vergogna

INPS Continuano le vergogne d’ Italia la lista è lunga, e questa e una delle tante “vergogne”.

Le parole utilizzate per descrivere la situazione dei dipendenti pubblici sono sempre le stesse: “ingiustizia”, “discriminazione”, “sopruso”.

Questo è particolarmente frustrante perché nella maggior parte dei casi, quei risparmi accumulati durante anni di lavoro,

sarebbero immediatamente necessari per aiutare i propri figli o garantirsi una vecchiaia più serena, dato che la pensione non è sufficiente.

La dilazione dei pagamenti può arrivare fino a oltre sette anni quando si sommano i ritardi accumulati dall’INPS alla rateizzazione prevista per legge.

Situazione diventa insostenibile per i lavoratori, ed è stata condannata più di un anno fa dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 130 del 23 giugno 2023.

La Consulta ha infatti stabilito che il differimento del pagamento delle liquidazioni nella Pubblica Amministrazione

è “anticonstituzionale” poiché contrasta con il principio della giusta retribuzione sancito nell’articolo 36 della Costituzione.

Da allora, il governo non ha ancora affrontato il problema a causa delle implicazioni economiche:

si prevede che solo l’anno prossimo circa 150.000 dipendenti pubblici andranno in pensione e, calcolando una media di 70.000 euro di liquidazione per ciascuno, ciò comporterebbe una spesa di 10,5 miliardi di euro.

Questo tema ha suscitato molte polemiche anche perché dallo scorso aprile,

è stata bloccata la possibilità di accedere a un anticipo delle somme accumulate nel corso degli anni, a fronte del pagamento di una commissione.

Tuttavia, sottolinea che questo fondo è stato utilizzato per i pagamenti ma ora le risorse sono esaurite. “L’INPS ha ricevuto circa 25.000 richieste di anticipo tra quest’anno e l’anno scorso.

La metà sono state considerate ammissibili e circa 5.000 sono state pagate prima dell’esaurimento delle risorse.

Proporremo di rivedere questo strumento, che comunque è temporaneo:

Una terza questione riguarda l’organizzazione dell’Istituto (INPS)

perennemente in ritardo che per ridurre i tempi aggiuntivi, sta cercando di affrontare questo deficit attraverso le assunzioni effettuate nei mesi scorsi. Ammesso che servano a qualcosa.

La Cgil, la Uil e altre cinque sigle del settore pubblico (hanno lanciato una petizione che ha già superato le 24.000 firme.

Il Servizio Fisco e Previdenza della Uil ha stimato che, dal 2011 al 2022, oltre 1 milione e 600.000 dipendenti pubblici sono andati in pensione:

di conseguenza, tutti loro sono stati potenzialmente coinvolti nel differimento e nella rateizzazione dei pagamenti delle liquidazioni.

La Corte Costituzionale ha sollecitato più volte il legislatore a porre rimedio a questa situazione, ma nessun governo ha manifestato la volontà di risolvere il problema,

Respingendo una proposta di legge a causa delle stime di costo fornite dalla Ragioneria Generale dello Stato”. È arrivato il momento di porre fine a questa vera e propria confisca da parte dello Stato. Ma Meloni cosa ne pensa?

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