Parliamo del timido si dimostra affidabile, riflessivo e solido, anche nei rapporti affettivi.
Si contrappone al chiacchierone empatico. la timidezza è una rivoluzione in un’epoca in cui non ci si vergogna di nulla.
Bisogna dire che ho una simpatia istintiva per i timidi. Mi piacciono.
In un mondo popolato da insopportabili narcisisti che cercano sempre più spazio e visibilità, spesso senza motivo, il timido è rassicurante.
Da considerare una persona affidabile, riflessiva e immune dalla tendenza a improvvisare e aderire alle leggi del sarcasmo attuale e delle parole libere, tipiche del chiacchierone empatico che sembra vivere tutto il giorno al bar dello sport.
La timidezza ha un valore notevole in tempi senza pudore, dove la vergogna sembra non esistere e il linguaggio violento è diventato comune.
Un energia che spinge i timidi prima a conoscere se stessi meglio e poi ad avvicinarsi agli altri con cautela, ma con uno spirito critico e autocritico.
Con quella sana modestia che dovrebbe essere sempre presente nelle persone con un amore sano per il dubbio.
Si è costruita un’idea falsa intorno alla timidezza, associandola ai difetti.
Si pensa che l’obiettivo sia superarla a ogni costo, anche a rischio di assumere un’identità diversa e snaturare se stessi.
Se la timidezza porta a chiudersi in se stessi, ad avere difficoltà nelle relazioni con gli altri o ansia nel parlare in pubblico, è giusto fare uno sforzo per superarla.
Se tra i “difetti” della timidezza si includono comportamenti come parlare a bassa voce o non gesticolare durante un discorso, allora forse la timidezza dovrebbe essere coltivata invece di essere eliminata.
Infine, non mancano studi che collegano la timidezza all’evoluzione umana.
In conclusione da studi psicologici, la timidezza è effetto collaterale dell’adattamento dell’uomo primitivo al freddo del Nord Europa.
Quindi la timidezza può essere considerata sinonimo di solidità.
https://www.ibs.it/timidezza-libro-giovanna-axia/e/9788815070524
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