Luglio 6, 2024

Fastidioso l’uso del “Tu” ormai una consuetudine in aumento

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Fastidioso l'uso del "Tu" ormai una consuetudine in aumento

Per me è particolarmente fastidioso, se capita di rivolgermi, anche a una persona giovanissima, non lo utilizzo mai.

E’ fastidioso il suo abuso è semplicemente maleducazione.

Rivolgersi al prossimo con il “lei” è un gesto lessicale di pudore e rispetto verso l’altra persona.

Ciò non esclude né stima né affetto.

L’imposizione del “tu” rende invece tutte le relazioni umane simili, svuotandole di significato.

Si entra in un negozio e la commessa, mai vista prima nella nostra vita, ci accoglie con domande dirette precedute da un secco “tu”.

Come se fossimo fratelli o vecchi amici.

La stessa scena si ripete al bar o per strada quando ci viene richiesta un’informazione:

il “tu” in questo caso non viene nemmeno preceduto da un rituale “per favore” o “mi scusi”. Tutto diretto, tutto immediato.

Secondo i suggerimenti dell’Accademia italiana del galateo e di ciò che è stato tramandato per generazioni,

il “tu” non dovrebbe essere utilizzato appena si conosce una persona.

Anzi, richiede gradualità e talvolta il consenso dell’altro, garantendo così una reciproca ovvietà.

Il “tu” implica familiarità con parenti, amici e colleghi di lavoro, ma non implica gerarchie con i superiori è sempre preferibile utilizzare il “lei”.

Il passaggio dal “lei” al “tu” dovrebbe avvenire con leggerezza, come un cambiamento naturale nell’approccio linguistico verso l’altra persona.

Nel tempo, questa prassi sagace e codificata è stata stravolta dall’abuso improprio e smodato del “tu”.

Questo è segno di una maleducazione in costante aumento, di una perdita di senso del dizionario e della grammatica delle relazioni umane .

Quante volte vi siete sentiti piuttosto sconcertati davanti alla facilità con cui una persona appena conosciuta passa immediatamente a trattarvi con il “tu”?

Succede molte volte. Così come è evidente lo spreco che questo atteggiamento implica: una perdita di senso e significato delle parole.

Queste sono le basi della civiltà nel vivere insieme, in uno stile di vita veramente sostenibile.

Ma c’è un limite invalicabile da non superare: sovvertire ciò che appartiene di diritto a un eterno galateo e anche a un elemento fondamentale dell’educazione individuale chiamato buone maniere e collettiva definita “civica”. Come ci si rivolge al prossimo.

È sempre più frequente: conosciamo una persona e dopo pochi minuti, zac, inizia a trattarci con il “tu”.

Come se appartenessimo a una delle tre categorie alle quali questo pronome così informale viene riservato per consuetudine e galateo: familiari, amici, stretti colleghi di lavoro.

E’ un ulteriore segno di un imbarbarimento del linguaggio parlato.

Il “lei” in primo luogo è un gesto di pudore e rispetto verso l’altra persona.

È un modo delicato per non marcare le distanze ma piuttosto per rafforzare un legame appena stabilito.

L’imposizione immediata del “tu” fa svanire questa chimica delle relazioni umane e riduce tutto a una confusa marmellata di rapporti dove non esiste più alcuna gerarchia di affetti, amori o considerazioni.

https://galateoitaliano.it/

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