Ci sono più sigarette nei film

Ci sono più sigarette nei film Ho smesso di fumare tempo fà ma quando vedo un film , mi viene la “voglia”

Negli Stati Uniti infatti lo stigma negativo che accompagna i fumatori è maggiore di quello che c’è nella cultura europea.

Le politiche per scoraggiare il tabagismo hanno iniziato a diffondersi in tutti negli Stati Uniti già agli inizi degli anni Novanta, e da allora la quota di fumatori è diminuita moltissimo. ). In questo contesto, un personaggio che fuma ha più possibilità di rimanere impresso nella memoria degli spettatori

Nella vecchia Hollywood, il fumo fungeva spesso da sostituto del sesso, come nell’iconica scena di Perdutamente tua (1942) di Irving Rapper,

Quando Paul Henreid tira fuori due sigarette, se le mette in bocca, le accende entrambe e ne passa una a Bette Davis. Molti film, tra cui il film muto drammatico-sentimentale La carne e il diavolo del 1926, compivano stacchi da un momento di intimità a qualcuno che fumava per indicare che era appena avvenuto molto più di un bacio. Fumare era anche un modo per segnalare immediatamente che un personaggio era disinvolto e spavaldo. «Voleva dire essere sofisticati», dice Basinger. «Le vergini non fumavano nei film. Era uno dei modi per capire che erano vergini».

Ma i tempi sono cambiati.  I divieti di fumare in pubblico hanno iniziato a diffondersi alla fine degli anni ’90, e nel 2018 i fumatori adulti negli Stati Uniti avevano ormai raggiunto il minimo storico del 13,7%. Hollywood, come fa spesso, si è adeguata. A partire dal 2007, la Motion Picture Association, su pressione dei gruppi antifumo, ha incoraggiato le case di produzione a eliminare il fumo da tutti i film per bambini e ragazzi,

Mentre nel 2019 Netflix ha annunciato l’intenzione di eliminare il fumo dai programmi la cui visione da parte dei minori di 13 anni è consigliata con la presenza di un adulto. Oggi fumare in un film è una cosa che si nota, poiché spesso trasporta lo spettatore in un’epoca ormai lontana.

Per lo sceneggiatore di The Holdovers, David Hemingson, le sigarette erano parte integrante del periodo da lui trascorso in una scuola privata della East Coast negli anni ’70

Quando ha scritto la scena in cui gli studenti cercano di barattare una manciata di sigarette per una rivista porno, si è basato su fatti realmente accaduti alla Watkinson School di Hartford, nel Connecticut. «Alle superiori si scambiano sigarette di contrabbando perché tutti vogliono essere fighi e maturi», dice Hemingson. «Quindi mi sembrava fedele all’esperienza delle scuole private».

Anche a distanza di decenni, quello della scuola d’élite era ancora un mondo in cui le sigarette erano di casa, come sottolinea Emerald Fennell nel suo film drammatico, Saltburn,

ambientato nel 2006 e nel 2007 (gli ultimi anni in cui era legale fumare nei locali pubblici nel Regno Unito). «Per me, quella è stata una soglia molto specifica, perché per chiunque abbia vent’anni o sia adolescente oggi è impensabile che si potesse andare in un bar o in un pub e fumare una sigaretta», dice Fennell. «Diventa una sorta di dramma d’epoca, anche se al contempo non sembra esattamente così».

J. Robert Oppenheimer era talmente sinonimo di sigaretta che ne ha una in bocca nella foto che gli scattò Alfred Eisenstaedt per la copertina della sua biografia; interpretando il fisico nel film di Christopher Nolan, Cillian Murphy ha ricreato esattamente quell’immagine. E anche Bernstein, un’altra icona di metà Novecento, fumava quasi senza sosta. «Lenny è l’unico direttore d’orchestra che io abbia mai visto», disse un orchestrale al New York Times nel 1990, «che contemporaneamente ansima in un respiratore e si accende una sigaretta appena scende dal palco». Sia Bernstein sia Oppenheimer sarebbero morti per complicazioni correlate al fumo: pertanto, anche se né Maestro né Oppenheimer mostrano la loro scomparsa, le onnipresenti sigarette, in film realizzati in un’epoca in cui sono molto meno comuni, sono simboli inequivocabili delle tragedie a venire.