Maggio 22, 2024

Trasparenza Olimpiadi 2026 arrivano altre scoperte la storia continua…

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Trasparenza Olimpiadi 2026 arrivano altre scoperte la storia continua...

“Trasparenza”. Come accennato in un post pubblicato ieri, riguardante le recenti scoperte relative alle Olimpiadi, oggi la storia prosegue. E ci auguriamo che, essendo le Olimpiadi invernali, almeno qualcuno finisca al fresco.

Come sempre, “da noi” non esiste la trasparenza, ma gli intrallazzi sì.

Secondo quanto dichiarato dalla procura,

Tra gli indagati per corruzione e turbativa si sono riscontrate “interazioni che violano chiaramente i principi basilari di trasparenza e imparzialità nel processo di assegnazione delle gare pubbliche”.

Gli investigatori coinvolti nel caso relativo alle Olimpiadi del 2026, sospettano un’operazione corruttiva legata a gare d’appalto truccate.

Sono convinti che anche la selezione del logo dell’evento sia stata influenzata in qualche modo.

O quantomeno qualcuno ha agito affinché fosse scelto il marchio che ha ottenuto ufficialmente la maggioranza nei sondaggi online, incluso quello svoltosi durante il festival di Sanremo.

Ma analizziamo attentamente la questione della trasparenza:

La lettera di Giovanni Malagò intitolata “Aperti al dialogo”.

E’ stata inviata personalmente dal presidente della Fondazione Milano Cortina e capo del CONI alle 20 organizzazioni ambientaliste che avevano firmato il manifesto sulla trasparenza dei Giochi a Pieve di Cadore.

Queste associazioni avevano richiesto agli organizzatori l’implementazione di una piattaforma digitale:

Che consentisse a tutti i cittadini di verificare in modo chiaro i progressi (o la mancanza di essi) nei cantieri.

È stato ribadito a Pieve di Cadore che i Giochi comportano un costo per il contribuente non inferiore a 5,6 miliardi di euro.

La candidatura di Milano Cortina ha trionfato nella competizione per ospitare i Giochi invernali del 2026 principalmente basandosi sui principi di sostenibilità e trasparenza.

Tuttavia, secondo le associazioni ambientaliste, sembra che finora tali obiettivi non siano stati raggiunti.

Nelle diverse associazioni emerge la richiesta di uno strumento di monitoraggio che permetta l’aggregazione dei numerosi dati individuati dagli enti coinvolti sui loro siti web, si legge nella lettera.

Malagò sostiene l’imperativo della trasparenza, quindi spetta alla fondazione dimostrarlo apertamente.

Fino ad oggi, la trasparenza è stata insufficiente e non conforme alle direttive europee”.

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