Aprile 20, 2024

La plastica che uccide il pianeta e il clima

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La plastica che uccide il pianeta e il clima

La plastica costituisce un grave problema per gli ecosistemi, la biodiversità e la salute umana e animale. Inoltre, rappresenta una minaccia per il clima terrestre.

I chimici che negli anni Cinquanta hanno sintetizzato e prodotto il polipopilene isolattico, noto come Moplen. Nei primi anni Sessanta, il programma televisivo Carosello ha dedicato una serie di pubblicità proprio a questo materiale, non a un oggetto specifico.

L’immortalità della plastica: una piaga per il Pianeta
Una di queste pubblicità era intitolata “Quando la moglie non c’è”. Narra la storia di un marito che si trova da solo a casa e risolve ogni problema grazie al Moplen. Si presenta sotto forma di carrozzine, giocattoli, piatti e vaschette per fare il bagno ai bambini. Lo spot recitava: “Resistente, leggero, inconfondibile – è economico, non si deteriora né si consuma”. La plastica sembrava essere un materiale miracoloso ed eterno.

Circa sessant’anni dopo, nei nostri oceani galleggiano numerose isole la più famosa si trova nell’Oceano Pacifico ed è grande quanto la Francia stessa. Spiagge e fiumi, soprattutto in Africa occidentale, sono ostruiti da cumuli di rifiuti. Come già intuito da Carosello, la plastica è indelebile. O, come diremmo oggi, non è biodegradabile. Tuttavia, si decompone e continua a vivere anche all’interno dei nostri corpi: minuscoli frammenti di sostanze chimiche noti come microplastiche sono presenti nell’acqua che beviamo e negli alimenti che consumiamo. Si diffondono nel nostro sangue e sono stati trovati persino nel latte materno. E si trovano anche nei corpi di altre specie, a partire dai pesci.

Solo il 10% viene riciclato a livello mondiale.
Si desidera tanto credere ai miracoli, motivo per cui ancora oggi proliferano narrazioni con un messaggio ingenuo e pericoloso: la plastica in sé non costituisce un problema; dipende da come viene utilizzata e tutto dipende dal comportamento delle persone, che non dovrebbero gettare i mozziconi di sigaretta a terra e dovrebbero ricordarsi di fare la raccolta differenziata.

Responsabilizzare gli individui può sembrare una soluzione allettante, ma i dati ci mostrano chiaramente che non è così. Solo il 10% della plastica prodotta nel mondo viene effettivamente riciclata. Il processo è costoso ed estremamente complesso perché “plastica” comprende una vasta gamma di materiali differenti. Alcuni derivano dal gas, altri dal petrolio. Alcuni possono essere riciclati, altri no. Sarebbe necessario separarli uno per uno e molti di essi rimarrebbero comunque non riciclabili.

Solo nel 2023 sono state prodotte ben 140 milioni di tonnellate di nuova plastica. Da fonti fossili.
Gran parte di questa plastica è monouso, quella che alcuni Stati come la California, il Kenya, l’India e la Thailandia hanno vietato già nel 2020 nel tentativo di affrontare il problema.


Un articolo su Future riporta i punti da includere in un trattato efficace sulla plastica: Vietare i prodotti monouso in plastica non necessari, Investire in infrastrutture per il riutilizzo eliminando le sostanze tossiche dalla plastica. Far pagare ai responsabili dell’inquinamento da plastica i danni che continuano a causare. Vietare l’esportazione dei rifiuti al fine di obbligare le nazioni a gestire i propri rifiuti e non scaricarli su altri Paesi.

    Questa dinamica si è verificata con l’amianto, accade con i server ad alto consumo energetico che alimentano il mondo digitale ed è particolarmente evidente nel caso della plastica, il materiale miracoloso per eccellenza.

    La regola aurea che vale in generale per la crisi climatica si applica anche qui: sono soprattutto coloro che sono meno responsabili a pagare il prezzo, sia ad Accra che a Bangkok.

    Secondo uno studio recente, entro il 2024 verranno prodotte ben 220 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica.
    Si prevede inoltre che oltre un terzo di questi rifiuti sarà gestito in modo inadeguato alla fine del loro ciclo di vita. Ciò significa che milioni di tonnellate di plastica finiranno in discarica, compresi gli imballaggi in plastica, la plastica presente nei tessili e quella presente nei rifiuti domestici.

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