Aprile 6, 2024

Sfruttamento lavoratori cinesi un euro per cucire borse

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Borse firmate

Capannoni destinati a dormitori, “realizzati abusivamente e in condizioni igienico-sanitarie al di sotto del minimo etico”.

Le condizioni lavorative e di vita “degradanti” sfruttamento degli operai cinesi,

che producevano abiti e accessori con il marchio Giorgio Armani contrastano con il lusso delle boutique e delle sfilate d’alta moda.

Il contesto di “sfruttamento” dei lavoratori viene descritto nelle 31 pagine del decreto emesso dall’amministrazione giudiziaria

Nei fabbricati-dormitorio, dove veniva dato in appalto la produzione, i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro

hanno trovato un’area con macchinari, cucine e spazi adibiti a mensa, nonché soppalchi con letti e armadi.

Qui gli operai, spesso considerati “manodopera irregolare e clandestina”,

sebbene fossero formalmente impiegati per sole 4 ore giornaliere, lavoravano anche per “10 ore al giorno dal lunedì al sabato”.

Le effettive ore lavorate erano annotate su un quaderno. I lavoratori hanno riferito di percepire retribuzioni di 2 all’ora o di essere pagati a cottimo per 0,50 o 1 euro per pezzo”.

Il proprietario cinese di una delle fabbriche ha dichiarato che aveva prodotto circa 1.000 borse dal marzo 2023,

e che il suo committente (un intermediario e fornitore del marchio) gli aveva corrisposto 75 euro per ogni borsa.

Per produrre un pezzo, erano necessarie da 3 a 4 ore e l’impiego di due operai.

Le persone, all’interno dei fabbricati, erano sempre disposizione e continuamente sorvegliati; nei laboratori trovati sistemi di videosorveglianza.

La produzione nei fabbricati illegali era attiva per oltre 14 ore al giorno, anche nei giorni festivi e durante la notte.

Gli operai erano sottoposti a ritmi di lavoro massacranti e lavoravano in ambienti che comportavano rischi per la sicurezza.

Secondo i pubblici ministeri, il cui impianto accusatorio è stato riconosciuto dal Tribunale,

l’indagine ha portato alla luce “una prassi illecita così radicata e collaudata da poter essere considerata parte di una più ampia politica aziendale finalizzata all’aumento del business”.

sono stati trovati decine di lavoratori, quasi tutti cinesi (ma uno era italiano), assunti in nero o con contratti part-time fasulli per lavorare dieci ore al giorno per sei giorni alla settimana. Le loro testimonianze, raccolte superando le difficoltà linguistiche, sono state decisive.

Nei laboratori erano presenti prodotti finiti o semilavorati a marchio Armani di ogni tipo.

Ai carabinieri è bastato poco tempo per accertare che nessuna delle due aziende appaltatrici ufficialmente riconosciute da Armani aveva la struttura produttiva necessaria per realizzare autonomamente gli ordini.

La mancanza dei lavoratori stagionali la situazione

https://www.inail.it/

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