Marzo 21, 2024

Inquinamento da sostanze (PFAS) cosa sono

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Si possono rinvenire all’interno di uno smalto per unghie,

negli involucri dei pasti da fast food e persino nelle lenti a contatto: questi composti sono noti come Pfas

A partire dalla scorsa primavera, nella regione compresa tra la provincia di Padova e la provincia di Vicenza, in Veneto,

E’ stata avviata la costruzione di un acquedotto di emergenza lungo circa 22 chilometri: tale opera garantirà a migliaia di persone l’accesso ad una fonte d’acqua priva di contaminazioni da sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, conosciute comunemente come PFAS.

La diffusione delle suddette sostanze perfluoroalchiliche nelle acque superficiali, negli acquiferi sotterranei e negli impianti idrici pubblici

ha origine principalmente dagli scarichi industriali della Miteni spa, un’azienda chimica situata nel comune di Trissino (Vi) (Fonte ARPA Veneto-Vicenza).

Tale stabilimento chimico, che inizialmente operava sotto il nome RIMAR (gruppo Marzotto) e attualmente continua le sue attività come Miteni spa, produce composti fluorurati.

Pertanto, è plausibile che questa forma di inquinamento si sia protratta nel corso del tempo, almeno per un periodo di quarant’anni. Infatti, la prima segnalazione riguardante una contaminazione degli acquiferi da fluoruri in prossimità del sito Rimar, oggi Miteni, risale al 1977.

La scoperta dell’inquinamento in corso è avvenuta a seguito di uno studio commissionato nel 2011.

Dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

L’area interessata dall’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) si estende su circa 180 km2 di un vasto territorio che comprende le province di Vicenza, Verona e Padova,

coinvolgendo una popolazione stimata di 300 mila abitanti. All’interno di questa zona, trenta comuni si sono trovati ad affrontare l’inquinamento anche delle loro fonti d’acqua potabile, poiché risultano gravemente contaminate dai PFAS.

Attualmente, al fine di rispettare i limiti imposti dalla Regione Veneto su indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), questi comuni hanno dovuto installare costosi sistemi di filtraggio a carboni attivi. Tali filtri devono essere sostituiti ogni quattro mesi con un costo annuale approssimativo di 600.000 euro.

Nel territorio interessato, molte famiglie non sono servite dalle reti idriche pubbliche e attingono l’acqua per uso alimentare e irriguo da pozzi privati, molti dei quali risultano fortemente contaminati da tali sostanze.

La Regione Veneto ha emesso un’ordinanza che impone il rispetto degli stessi limiti previsti per l’acqua fornita dalle reti pubbliche anche per i pozzi privati.

Pertanto, l’utilizzo di numerosi pozzi privati è stato vietato.

Nel solo comune di Sarego (Vi), a seguito delle analisi effettuate, il 73% dei pozzi esaminati ha superato i limiti stabiliti e, di conseguenza, sono stati dichiarati inutilizzabili.

https://www.legambienteveneto.it/basta-pfas-2/

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